COP26: fallimento o impegno concreto?
Dal 1 al 12 novembre 2021 si è svolta a Glasgow la COP26, la conferenza ONU sui cambiamenti climatici. Capi di Stato, esperti di clima, attivisti provenienti da tutto il mondo si sono riuniti per trovare soluzioni comuni al crescente problema del cambiamento climatico e delle sue catastrofiche conseguenze: riscaldamento globale, deforestazione, scioglimento dei ghiacciai ai poli, aumento degli eventi meteorologici estremi.
Obiettivo della conferenza era quello di elaborare un piano per ridurre la soglia di riscaldamento del pianeta di 2 gradi in più e sostenere i paesi in via di sviluppo con azioni programmate e sostegni economici.
Il documento finale, il Patto per il clima di Glasgow, che i 197 paesi, all'unanimità, hanno sottoscritto prevede l'impegno a limitare il riscaldamento globale di 1,5° entro il 2100 e ad “accelerare gli sforzi verso la riduzione graduale dell'energia da carbone non consumata e l'eliminazione graduale dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili”.
Nonostante dai più critici questo accordo sia stato definito al ribasso e non risolutivo della reale emergenza legata al cambiamento climatico, esso è caratterizzato da luci ed ombre.
Infatti per la prima volta in un documento della Conferenza sul clima viene citato direttamente il carbone, quale fonte inquinante da ridurre e non eliminare come previsto inizialmente (modifiche apportate in seguito alle pressioni di India e Cina).
Gli Stati firmatari dovranno realizzare un taglio del 45% delle emissioni entro il 2030 e
rivedere i target ogni anno, invece di 5. E’ stato siglato da 100 paesi un accordo contro la deforestazione che dovrebbe arrestarsi entro il 2030.
Inoltre, è stato sottoscritto un impegno sulla necessità di dare un maggior sostegno economico e finanziario ai paesi in via di sviluppo sul tema dell'adattamento climatico, nonostante i 100 miliardi di dollari di aiuti all'anno rimangono lettera morta.
In conclusione, all'inizio della Conferenza le aspettative erano altissime, in quanto questo momento avrebbe potuto rappresentare davvero la svolta in ambito climatico, ma i diversi interessi dei paesi occidentali e non ancora una volta hanno post posto la salute del pianeta e dei suoi abitanti, soprattutto quelli più fragili a motivazioni di ordine economico.
Il segretario dell'ONU, Guterres, ha definito l'accordo finale “un compromesso che non dimostra abbastanza determinazione politica per superare alcune delle sue contraddizioni più profonde”.
Per dirla invece con le parole di Greta Thunberg, ancora una volta i potenti della terra hanno risposto alla crisi climatica con un Bla Bla Bla.