E’ QUESTO IL GIUSTO MOMENTO: Cambiare l’economia facendo economia. E’ questo il momento in cui il movimento del Commercio Equo e Solidale italiano deve far sentire la propria voce per poter (ri)costruire insieme un futuro più giusto In questa fase di ripartenza, l’unica risposta possibile alla crisi sociale, sanitaria ed economica è un’economia più equa, solidale e sostenibile |
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Seguire i principi contabili mettendo al centro le persone, le comunità, l’ecologia.
Creare valore e insieme distribuirlo, non (eventualmente) restituirne una parte alla fine. Concetti che le imprese di Commercio Equo e Solidale hanno praticato e dimostrato ben prima che una parte del mercato tradizionale iniziasse a parlare di impatto sociale o sostenibilità ambientale.
Sta qui la dimensione rivoluzionaria che con una mano evidenzia le diseguaglianze mondiali e con l’altra costruisce filiere che riconoscono uguali diritti a tutti gli attori. Se le disuguaglianze sono frutto di scelte (è la lezione dell’economista Anthony Atkinson) anche la lotta contro di esse lo è.
E se le disuguaglianze sono in aumento, di Commercio Equo e Solidale c’è grande bisogno.
Non possiamo girarci attorno: per essere significativi contro le disuguaglianze dobbiamo essere significativi nel mercato, acquisire nuove competenze, leggere i cambiamenti, generare lavoro, avere capacità finanziaria, ragionare da corpi collettivi che sono, anche, imprese.
Molti eventi sono accaduti :un’emergenza sanitaria che colpisce tutti e minaccia ancor di più chi è più fragile. Allo stesso modo, in seconda battuta, è già un’emergenza economica che nuovamente colpisce tutti e ancor di più chi è più fragile. Esattamente come sta accadendo per i cambiamenti climatici, un’emergenza strutturale e continuativa, per usare un ossimoro.
Non sappiamo al momento come ne usciremo, ma possiamo avere la conferma che se alcuni strumenti forse li dovremo cambiare, non cambieremo il fine della nostra opera, perché questa crisi fa riemergere tutti i problemi di una società diseguale. Alexander Langer opponeva al motto moderno dei Giochi Olimpici citius, altius, fortius (più velocemente, più in alto, più forte) un’altra esortazione:
lentius, profundius, suavius (più lentamente, più profondamente, più dolcemente).
Non male come idea di commercio